Ieri sera mi sono seduta tutta felice davanti alla tele sperando di poter annegare la mia stanchezza negli occhi blu del Commissario Nardone e invece la Rai aveva deciso di cambiare la programmazione e trasmettere Cenerentola, fiction già apparsa nel 2011, che io non avevo mai visto. La cosa mi ha infastidito enormemente. Insomma, se mi dite che posso vedere una cosa, fatemela vedere! Ho iniziato a guardarla di sfuggita, un occhio al Kindle e uno alla tele, per poi dedicare occhi, orecchie e lacrime solo a Cenerentola.

Sullo sfondo, una Roma degli anni cinquanta fatta di giri in Vespa, con un gradevolissimo richiamo a Vacanze Romane.
L'idea della musica come regno dell'immaginazione e della fantasia mi ha riportato a Lettera da una sconosciuta (Ophuls 1948), anche se ovviamente qui il lieto fine è d'obbligo: la giovane Cenerentola si esibisce su un palco e poi trova il suo principe che, sfuggito a un matrimonio di convenienza con una meravigliosamente antipatica Ilaria Spada, è lì solo per lei.
Mi rimane una domanda, però. Perché i padri meravigliosi sposano le matrigne?
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