mercoledì 3 ottobre 2012

L'uomo e la bambina, parte IV

Questo è il post numero quattro de L'uomo e la bambina: salto intenzionalmente il terzo, ma se volete potete andare a recuperarlo qui. Quello che vi propongo adesso è datato 17 gennaio 2009, e per la prima e unica volta si tratta della descrizione di una conversazione veramente accaduta, anche se non verbalmente: non ricordo se in chat o via mail. Ricordo i contenuti, ricordo la mia preoccupazione. Andai avanti per la mia strada, rafforzata dall'abbraccio metaforico e ignorando la sua disapprovazione, legittima. Avrei fatto meglio a darci più peso. Quell'inizio di ansia è stata all'origine di tanta fatica, di tante lacrime, di una gabbia neanche tanto dorata che mi ha portata, anche, a smettere di scrivere. Ma è un'altra storia.


L’uomo era seduto su una panchina accanto al fiume. Il suo sguardo si perdeva nella nebbia. Non fumava. L’uomo non fuma. La bambina arrivò piano, scivolando nella nebbia. Gli si sedette accanto e, parlando sottovoce, confidò solo a lui ciò che tanto la preoccupava, ciò che era andato a minare improvvisamente la sua nuova serenità. Confidò solo a lui quella cosa spaventosa, che le era così estranea. L’uomo taceva, e per la prima volta da quando lo conosceva avvertì intorno a lui l’aura di un giudizio, l’ombra scura della disapprovazione. Insieme si alzarono, e la bambina gli cinse la vita con le braccia e appoggiò la testa sul suo petto.Dopo un po’,riluttante, le circondò le spalle con le braccia, senza stringere. E lei, del tutto irrazionalmente, si sentì al sicuro.
(l’abbraccio è ormai formulare. L’uomo è sempre più alto)

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