sabato 24 maggio 2014

"Blogger" --> l'etichetta, e la generalizzazione.

Ieri mi è successa, in rete, una cosa molto spiacevole. Per quanto in parecchi mi abbiano detto di lasciar cadere, di non dedicare più di mezzo pensiero all'accaduto, non riesco a impedirmi di mettere per iscritto una riflessione. Forse anche perché questo è il mio tallone d'Achille: se vengo colpita su qualcosa a cui tengo, soffro. Mi fortificherò, forse.
Per farla breve... in un gruppo su Facebook avevo scritto un post per parlare dei Mini Mammut che personalmente adoro, ed è arrivata una persona a dire che sono orrendi, pieni di refusi ecc ecc. (Chiosa: mio nonno, traduttore, storico e critico della letteratura li aveva TUTTI: per me il suo implicito giudizio conta moltissimo. Ad ogni modo, possono piacere o non piacere, chiunque è liberissimo di detestarli e di pensarla diversamente da me, ma NIENTE giustifica quello che è seguito).
A una mia risposta un po' frettolosa il "signore" in questione ha pensato bene di rispondere (copio e incollo un estratto):  "È colpa di internet: ha dato vita ai blogger (che qualche anno fa si traduceva in "disoccupati") i quali si sentono tutti grandi critici ed esperti di letteratura. Ahinoi, che mondo! (...) Vada a scriverci un pezzo che siamo tutti in trepida attesa di leggerlo".

Tralasciamo tutto, ossia che è da cafoni giudicare e schernire una persona che non si conosce, che è disgustoso offendere una ragazza giovane (e laureata, che sta ancora studiando, ndr) che non ha un lavoro, soprattutto in questo momento storico, eccetera.

Parliamo dell'etichetta "blogger", invece.
Punto primo, blogger non equivale a disoccupato, fermo restando che essere disoccupati oggi non è una colpa e tutto dovrebbe suscitare meno che scherno. Dal 2007, quando ho iniziato a scrivere sulla piattaforma de La Stampa, frequento parecchio il mondo dei blog. Di recente, con la nascita di Scusate, devo andare a leggere (blog che probabilmente ha visionato il "signore" di cui sopra), ancora di più. In linea di massima, chi non è studente ha un lavoro, a parte qualche caso sfortunato: è quindi una persona che - dopo ore di lavoro / studio - ha piacere, voglia di condividere di mettere a disposizione, in una comunità virtuale, quello che sa, sia questo sapere frutto di studi accademici, di approfondimenti o di vita vissuta. E di raccontarsi.
Mi si potrebbe rispondere che non tutti i blog sono "validi". Qualcuno mi ha scritto, in privato, di non apprezzarli. Purtroppo è vero. Internet dà voce a tante, troppe persone. Mi sono imbattuta in blog dove si vedeva chiaramente che l'autore non aveva la benché minima conoscenza della lingua italiana scritta, o ve ne sono alcuni che si spacciano per "blog di libri" e non ci sono contenuti che vadano al di là della collana Anagramma della Newton Compton.
Eppure, io continuo a considerare il mondo dei blog una fonte di arricchimento. A fronte dei pochi che postano tanto per postare, ve ne sono molti che preparano i contenuti, che citano le fonti, che lavorano seriamente, che mettono a disposizione degli altri quel poco che sanno, alla perpetua ricerca del confronto.

Ecco, nel mio piccolo, sia qui sia su Scusate, devo andare a leggere, ritengo di far parte di questa seconda categoria. E come me tanti altri che conosco, che frequento sia "virtualmente" sia nella vita reale, come il mio Stefano, o la mia amica Martina.

In conclusione: è vero, siamo in tanti, soprattutto qui su Blogspot, quasi troppi, e non tutti siamo degni di attenzione. Ma non etichettateci. Leggete quello che scriviamo, magari guardate nella pagina "chi siamo" il nostro percorso di studi, fateci delle domande, rivolgete critiche costruttive ed educate, cerchiamo anche e soprattutto questo.
E rispettateci: il rispetto, così come l'educazione, sono dovuti.

A chi ieri ha preso le mie "difese", riconoscendomi nel frattempo la capacità di difendermi da sola, a chi mi legge da anni, a chi commenta, agli editori e agli autori che mi contattano via mail... GRAZIE, di cuore.

Per correttezza: un link a questo post, che per "tematica" deve rimanere qui, sarà pubblicato anche su Scusate, devo andare a leggere. 


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