mercoledì 29 ottobre 2014

Dal sedile di fronte...

Di recente ho pensato, andando in treno da Schweinfurt a Norimberga, che una delle cose che mi manca di più del vivere in Italia è poter ascoltare cosa dice la gente intorno a me, e fantasticare, riflettere, sognare.
Il treno è sempre stato un luogo dove spesso mi soffermavo ad ascoltare i discorsi altrui, come dimostra anche questo post, un po' vecchio ma sempre bello. Almeno secondo me.

Sabato e domenica ero a Venezia in occasione della maratona, e mi è capitato di prendere il treno tra Mestre e Santa Lucia, con la mamma e da sola. E ovviamente quando sono stata sola non ho perso l'occasione per guardarmi intorno. E per riflettere. 
(Ok, mi faccio i fatti degli altri. Voi no?)
Davanti a me, seduti uno accanto all'altra ma separati dal corridoio, c'era una coppia. Lui più vecchio di lei. Si guardavano, si tenevano per mano. Parlavano, cercando di farlo sottovoce ma senza riuscirci. Lei ogni tanto allungava una mano e lo accarezzava sul viso.
Mi piacevano tanto, ma si sentiva una nota stonata, strana. E insomma, dopo pochi minuti ho capito. La loro non è una storia "canonica", "normale", "regolare". Lei deve avere, se ho capito bene, un fidanzato o un marito. Probabilmente i due stavano rientrando da un weekend romantico a Venezia, o forse avevano rubato al tempo solo qualche ora per stare insieme. Di tanto in tanto, lei staccava lo sguardo da quello di lui e alzava gli occhi verso il soffitto, cercando un cielo invisibile, e sospirava di felicità. E lui non smetteva di guardarla, rapito.

E io, che sono sempre così severa, così convinta che nella vita ci siano le cose che si devono fare e quelle che non si devono fare, e basta, nessun'altra opzione, mi sono sentita stringere il cuore dalla loro gioia così manifesta. Sì, ho provato compassione per loro, soprattutto per lei. Non pena, sia chiaro, ma compassione. Nel suo significato letterale del soffrire insieme, partecipare alla sofferenza dell'altro. E ho provato dispiacere per lei, che sembrava così felice, serena, e deve fronteggiare il suo uomo per il quale sembrava provare, da quello che ho intuito, tantissimo affetto e vagonate di tenerezza. Forse deve prendere una decisione importante, o l'ha già presa, o non la prenderà mai. Forse lui resterà sempre l'altro, o diventerà l'unico, o tra qualche mese non sarà più nessuno, cacciato a forza dalla sua mente e dal suo cuore.
A un certo punto si sono alzati, e si sono abbracciati.
Dovevo scendere, quindi non so se si siano separati o abbiano proseguito insieme il viaggio.

Forse sono stati i recenti cambiamenti a rendermi più aperta, meno rigida. O forse è la felicità che sento dentro che cambia il mio modo di vedere. Fatto sta che non mi sento di condannarli, né lui né lei. E a tratti auguro loro un lieto fine. Altre volte, invece, penso che ciò che hanno, il loro amore, sia perfetto proprio perché impossibile e infelice. Non conosceranno mai la noia, la banalità, gli incidenti della quotidianità, i piccoli screzi. Non scopriranno che non sono perfetti, e continueranno ad adorarsi.

E mentre aspetto Stefano e bevo la tisana, nel caldo di casa mia, dedico un pensiero pieno di affetto alla coppia del treno. E mi tengo strette le mie certezze.



1 commento:

  1. I sentimenti sono tanto difficili da decifrare... Magari è come hai descritto tu, magari invece entrambi cercano un momento. Più vado avanti e più mi rendo conto che l'amore è una combinazione di chimica, apertura verso gli altri e tempo. Bella la tua descrizione e anche il tuo voler custodire quel loro sentimento. È bella questa voglia di umanità e di piccole cose.

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