martedì 11 settembre 2018

Breve storia di un allattamento che non avrebbe dovuto cominciare

PREMESSA: Sono perfettamente cosciente che il latte materno è l'alimento migliore per un neonato. Sono a conoscenza delle linee guida dell'OMS in materia di allattamento e svezzamento.
Questo non è un post "contro" l'allattamento e non è da leggersi come tale.
Insulti, giudizi e commenti cattivi non saranno tollerati.


Ho riflettuto molto prima di scrivere questo post, e anche ora che sto cominciando non so se verrà mai pubblicato. Sento però l'esigenza forte di mettere nero su bianco la mia esperienza, sia per metterci la parola "fine", sia perché penso di non essere l'unica donna sulla faccia della terra ad aver provato certe sensazioni e vorrei esprimerle anche per tutte le altre, che magari non hanno il coraggio di farlo.

Quando sono rimasta incinta ero sicura di due cose: che fosse un maschio, e che non volevo allattare.
Erano due sicurezze istintive, che nascevano dal profondo del mio inconscio.
Con l'Harmony test di è scoperto che Rossana non era un maschio, e quando me l'hanno comunicato al telefono ho pianto di gioia come mai nella vita. Nemmeno come quando è nata. Prima certezza cancellata.
La seconda è rimasta granitica e lo è ancora. Anche adesso, che sono passati tanti mesi, non riesco a motivare quel rifiuto, perché di rifiuto si tratta. Mi faceva impressione l'idea di un pupo attaccato al seno, mi facevano paura i racconti di quelle mamme che scrivevano di tenere attaccati i propri bambini per ore, 12 o 14 volte al giorno.
Ho provato a esprimere, timidamente, la mia avversione a qualcuno. Le risposte sono state quelle che, col senno di poi, avrei dovuto aspettarmi. "Ma figurati, è così comodo!" "Vedrai, non c'è cosa più bella" "Allattare abbassa il rischio SIDS" "Lo fanno tutte, perché tu no?".
Appunto, lo fanno tutte, perché io no? Sono arrivata a fine gravidanza terrorizzata dall'allattamento e non dal parto. Ho comprato coppette assorbilatte e mi sono fatta prestare dei reggiseni. Ho risposto "Sì" alla domanda dell'ostetrica al momento dell'apertura della cartella clinica "Vuole allattare, VERO?".

Rossana è nata alle 16:49 del 27 marzo, al termine di un parto che potremmo definire traumatico.
Prima di cominciare a cucirmi la ginecologa mi ha chiesto "vuole allattare, Frau Cheffron?" e nella mia testa in quel momento eccheggiava un "NO". "Di' di no Giulia, fallo adesso". Ma ho detto di sì.
Perché lo fanno tutte. Perché è nessuna è così madredimerda da rinunciare in partenza. Perché allattare è bellissimo. Perché tutte le mamme hanno il latte. Perché se non allatti al tuo bambino viene il colera. Perché chissà cosa pensa la gente di me.

L'ostetrica che mi aveva assistito al parto ha cercato di aiutarmi ad attaccare Rossana al seno: la pupa ha girato subito la testa. "Non si preoccupi, riprovi in reparto, andrà meglio".
Abbiamo riprovato, in reparto. Rossana non si attaccava o rimaneva attaccata una frazione di secondo, per poi ricominciare a dormire. Al secondo giorno sono stata spedita a tirare il colostro, altrimenti la montata non sarebbe mai arrivata. Al terzo mi sono stati dati dei paracapezzoli, e finalmente ha funzionato. Siamo rimaste in ospedale ancora un giorno, perché la fanciullina continuava a perdere peso. Se da un lato penso di aver ricevuto un supporto insufficiente in ospedale, dall'altro penso che se nessuna di quelle infermiere è riuscita a far attaccare la mia piccola al seno è perché l'impresa era davvero difficile.

Sono tornata a casa con uno scricciolo di poco più di 2600 grammi e una scorta di paracapezzoli, che mi permettevano di allattare senza lottare per attaccarla e senza provare fastidio.
Dopo pochi giorni l'ostetrica ha constatato che la cucciola continuava a perdere peso e mi ha "imposto" l'aggiunta. Aggiunta che ho accettato abbastanza serenamente, se non fosse che... mi sentivo in colpa. Tremendamente. Perché? Perché non mi stavo sentendo abbastanza in colpa.
Perché non stavo facendo di tutto per salvare un allattamento che nemmeno avevo voluto cominciare.
Ho iniziato a leggere, e non avrei dovuto.
Se il bambino fa pipì e cacca significa che cresce, pesare non serve. Già, peccato che Rossa facesse pipì e cacca ma perdesse peso.
"Il paracapezzolo influisce sulla produzione del latte". Oddio allora è colpa mia! Non cresce per colpa mia!
Mi sono fatta aiutare da un'amica che ora purtroppo non è più mia amica ad attaccarla al seno. Ha funzionato quella sera, magicamente, e poi mai più.
Ho voluto provare con l'ostetrica, perché non era possibile che non volesse. Non esistono i bambini che non vogliono la tetta, dicono le teorie. Invece Rossana urlava disperata, diventava viola in faccia, faticava a dormire se provavo troppo. Invece col paracapezzolo e dal biberon poppava serena, e finalmente cresceva.
Dentro di me continuavo a cercare una giustificazione per smettere di allattare. Il tran tran dell'allattamento misto era insopportabile. Svegliarla ogni tot, allattarla controllando che non si addormentasse, darle il biberon preparato da mia mamma nel frattempo. Come avrei fatto una volta che mia mamma fosse partita? Come avrei potuto preparare il bibe di artificiale se DOVEVO allattare?
Se fossi stata lucida, avrei chiesto aiuto per smettere di allattare. La mia bambina assumeva le quantità di latte artificiale che assume un bimbo allattato esclusivamente al biberon. Io provavo nei suoi confronti un senso di estraneità terribile, perché DOVEVO allattarla. La vicinanza fisica era un DOVERE, spesso svilente perché col tempo ha iniziato a rifiutare il seno e si addormentava.
Eppure continuavo a sentirmi in colpa perché non mi sentivo abbastanza in colpa. Tutte le madri che non riescono ad allattare si sentono in colpa, no? Perché non sto facendo di tutto per allattare mia figlia esclusivamente? Che problemi ho? Forse non le voglio bene.

Mi sono rivolta a una consulente per l'allattamento. Seria, competente ed empatica.
Se volevo salvare l'allattamento avrei dovuto darle il biberon, attaccarla e poi usare il tiralatte per stimolare la produzione di latte, per mezz'ora. Rossana faceva ancora 7/8 pasti al giorno. Ho provato per una giornata. Una giornata in cui invece di far addormentare la mia pupa stavo attaccata al tiralatte per tirare 5 o 10 ml di latte che venivano buttati. Alla sera ho serenamente deciso di lasciar perdere, e di continuare con l'allattamento misto finché non sarei riuscita. Avevo provato, non dovevo più sentirmi in colpa per non essermi sentita in colpa.

Il mattino dopo si è presentato il destino, sottoforma di un dolore atroce al seno. La giornata è trascorsa da docce-tiralatte-ghiaccio ed è terminata con la febbre a 40 in ospedale.
"Signora, la ricoveriamo perché questa mastite è brutta, non può gestirla a casa. Le diamo un antibiotico compatibile con l'allattamento, può continuare ad allattare. Le dobbiamo però dire che se la bambina ciuccia così poco può ammalarsi di nuovo".
Sono scoppiata a piangere, ancora senza reggiseno, sul lettino. "Ma io non voglio allattare mai più! Basta!" "Ne è sicura?" "Sì".
Quel "sì" era il "no" che avrei dovuto pronunciare tre settimane prima.
Mi hanno fatto tirare il latte un'ultima volta, somministrato le pastiglie e basta. So che di dorma le pastiglie ad allattamento avviato non servono. Nel mio caso il latte è sparito subito, forse perché a causa della pigrizia di Rossanina ce n'era davvero poco.
Sono rimasta in ospedale tre giorni, uno solo in compagnia della piccola.
Quando sono tornata a casa è stato tutto facile, spontaneo, sereno. La tenevo sul petto delle ore dopo averle dato il biberon. La cullavo. Abbiamo iniziato ad adorarci.
Lei è nata il 27 marzo, e il nostro rapporto madre - figlia il 22 aprile, quando sono tornata a casa senza latte. Per quelle tre settimane perse mi sentirò sempre in colpa.

Ho scritto tantissimo, più di quanto pensassi, e penso che posterò.
Per dire a tutte che sì, il latte materno è la cosa migliore per un bambino. Ma prima viene la serenità di madre e figlio, e quella non può essere "sostituita" da un biberon.
Il web è purtroppo pieno di "teoria". Tutte possono allattare. Basta impegnarsi. E chi non riesce (a impegnarsi) ha paura di ammetterlo. Vorrei che questa paura non esistesse. Vorrei che le donne non fossero costrette a trovare giustificazioni "eh non avevo latte". "Il mio bambino non DIGERIVA il mio latte".
Vorrei che la serenità delle madri fosse al primo posto.



3 commenti:

  1. Novantadue minuti di applausi in questo caso non sono sufficienti.

    Una delle mamme che più amo al mondo ha scelto di non allattare, la bimba -che ha compiuto tre anni il mese scorso- sta bene, è serena e soprattutto la sua mamma è sempre stata serena, nonostante le cretine che le dicevano che era una madre di merda. Sarà, ma intanto sono felici entrambe.

    Queste convenzioni sociali e questi giudizi sono davvero inutili.
    Se ti può consolare a me una volta una tizia disse che sarò sicuramente una madre di merda perché non potrò tagliare una pesca per mio/a figlio/a. AH.

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  2. Un'alessandrina in America11 settembre 2018 alle ore 15:24

    Bel post Giulia e complimenti per la tua bimba! Io ho allattato: avevo latte da dare ad un reggimento e mia figlia era un'idrovora. Io non ho mai sofferto tanto male in vita mia, perdevo sangue dai capezzoli, che erano quasi distaccati,( scusa per l'immagine grafica) nonostante le creme e tutte le pozioni magiche che mi avevano dato, ma come te mi sentivo in dovere di allattare e stringevo i denti....l'ho fatto per 6 lunghi, eterni mesi. Quando lei ha cominciato a preferire le pappe a me e` stata una festa! ci siamo separate felici tutte e due. Il bond tra di noi continua, anche adesso che di anni ne ha 22! Parliamo di tutto e mi ha detto che lei non allattera` mai. Benissimo, non cambiera` il suo rapporto con il suo figlio futuro: e` l'amore che ci si da reciprocamente che crea quell'amore speciale, non averlo penzolante alla tetta fino all'eta` dell'asilo ( quante!!!!). Chi giudica e fa sentire in colpa chi non allatta ( in piu` non sapendo che storia c'e` dietro) e` solo un emerito.....

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