lunedì 21 gennaio 2013

Recensione: Il seggio vacante– J. K. Rowling

TRAMA (da qlibri):

A chi la visitasse per la prima volta, Pagford apparirebbe come un’idilliaca cittadina inglese. Un gioiello incastonato tra verdi colline, con un’antica abbazia, una piazza lastricata di ciottoli, case eleganti e prati ordinatamente falciati. Ma sotto lo smalto perfetto di questo villaggio di provincia si nascondono ipocrisia, rancori e tradimenti. Tutti a Pagford, dietro le tende ben tirate delle loro case, sembrano aver intrapreso una guerra personale e universale: figli contro genitori, mogli contro mariti, benestanti contro emarginati. La morte di Barry Fairbrother, il consigliere più amato e odiato della città, porta alla luce il vero cuore di Pagford e dei suoi abitanti: la lotta per il suo posto all’interno dell’amministrazione locale è un terremoto che sbriciola le fondamenta, che rimescola divisioni e alleanze. Eppure, dalla crisi totale, dalla distruzione di certezze e valori, ecco emergere una verità spiazzante, ironica, purificatrice: che la vita è imprevedibile e spietata, e affrontarla con coraggio è l’unico modo per non farsi travolgere, oltre che dalle sue tragedie, anche dal ridicolo.

A proposito di questo romanzo, ho letto parecchie recensioni entusiaste. Mi sono guardata un po’ in giro, ne ho letta qualcuna, ma non sono stata pienamente d’accordo con nessuna.

Mi è piaciuto, intendiamoci. Ma non così tanto, non così totalmente. é scritto in una maniera semplice; le descrizioni dei caratteri, così come dei luoghi, sono il forte della Rowling. L’ho trovato un po’ troppo lungo, un po’ come gli ultimi Harry Potter. Per di più, non c’è una vera trama: è la descrizione di una serie di situazioni che si sovrappongono, per cui il gran numero di pagine stanca un po’. All’inizio ho fatto fatica a collocare i vari personaggi, le parentele, come mi è capitato con alcuni Harry Potter, del resto.

Il libro della Rowling è un viaggio nella società, nel degrado, nella bassezza. Non c’è lieto fine, e non potrebbe esserci. Il sesso è ovunque, ed è una presenza inquietante, cupa, spesso “sporca”, mai gioiosa. Alla fine è portatore di morte, in un atroce gioco di contrasti con le leggi della natura.

I personaggi, al pari del sesso, sono descritti impietosamente, quasi con rabbia, con un occhio acuto e indagatore che però non sfugge il compiacimento nei confronti del grottesco, del particolare disgustoso.

Non c’è una figura positiva, tranne forse il defunto Barry, segno che anche la Rowling non sfonda il comandamento “dei morti non si parla male”. La di lui vedova, invece, pur nella sua apparente correttezza, signorilità, dignità, raggiunge verso la fine a parer mio livelli di aberrazione pazzeschi, di crudeltà e di freddezza. Tutti i personaggi provano emozioni dirette ad individui diversi da sé stessi, ma non Mary Fairbrother.

In conclusione, si legge, e anche bene. E’ interessante, molto. Ma non l’ho trovato eccezionale.

1 commento:

  1. Il lo sto leggendo in questo periodo!! ;) A me sta piacendo molto per adesso, speriamo continui cosi! :D
    Un saluto!
    PS: Anch'io ho un blog che parla di libri!! Ti lascio il link: http://libri-ehr.blogspot.it/

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