lunedì 24 giugno 2013

In un'altra prospettiva

Fare colazione, accendere il pc e cominciare a lavorare alla tesina, lasciando aperta la porta, per sentirti respirare nel sonno. Venire ad abbracciarti ogni tanto, un po' per cercare di svegliarti, un po' perché cerco io  le coccole.
Preparare da mangiare insieme, stretti nello spazio della cucina. Farti mangiare la mia verdura preferita, non riuscire - inspiegabilmente - a farti mangiare un pezzettino di fontina.
Camminare insieme nel bosco, farti vedere le mie vette preferite.
Fermarci a fare un po' di spesa programmando cosa mangiare stasera, domani, ma senza stress. Cucinare ancora, e mangiare, e insistere per farti lasciar perdere il blog, costringerti a farti la doccia così andiamo a dormire, perché ho sonno e dobbiamo alzarci presto domani.
Portarti in un posto che piace a me, e osservare stupita e compiaciuta la tua gioia davanti a quello spettacolo per me così normale. Arrivare alla meta, alla fine di quella passeggiata per la prima volta dopo tanti anni, e stupirmi di quello spettacolo immenso. Sorprendersi, sentendo il rumore della corsa di due camosci nel prato, prima ancora di vederli. Camminare chiacchierando incessantemente, mano nella mano, senza mai lasciarsi. Diciotto chilometri con le dita intrecciate, e per un istante solo trattenere le lacrime, pensando a quando non sarà più così facile, organizzare un weekend così.
Tornare indietro, e dividersi i compiti, organizzarsi per pulire tutto e chiuder casa. Con tanta pace che... anche pulire la cucina e il bagno non è un peso. 
E adesso, stare qui seduta, mentre mi manchi così tanto. E il pensiero che... va bene così, va bene che mi manchi così, da sentire le lacrime in gola. Perché da quando ci sei tu, sono una persona completa.
Ti amo, Stefano.

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