giovedì 11 luglio 2013

A Finale

Gli anni passati, ritrovarmi a Finale anno dopo anno, estate dopo estate, era un po' la dichiarazione di un fallimento. Ammettere che io ero ancora lì, che non c'era altro di divertente / esotico / esaltante da fare.
Quest'anno, in questi cinque giorni appena trascorsi, è stato diverso. In gran parte, perché sapevo di dovermi godere quelle che, oltre alla settimana sul Danubio, saranno le uniche vacanze della mia estate fatta di tirocinio. E quindi sole, nuotate (con la maschera e il boccaglio, perché non sono capace a respirare, va bene?!?), letture (ma con Miele, dove vuole arrivare McEwan??), e la compagnia della mia famiglia. La mia preziosa nonna, e la zia. E sentire forte e senza vergogna la mancanza della mamma, forse perché lì siamo state tanto insieme quando ero piccola.
E nessun senso di fallimento, o di inadeguatezza. Perché anche se ero ancora lì, c'è un progetto nuovo, una scia.

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