giovedì 13 febbraio 2014

Bullismo senza sangue, e magari senza "cyber"

Ecco, ogni tanto Stelladineve diventa pesante e impegnata.

Si è molto parlato, in questi giorni, dell'episodio di Bollate, della tipa bionda pestata da quella mora (o era il contrario?), del video postato su Facebook, di nessuno che è intervenuto, eccetera.
Ieri, ho letto un altro articolo che riportava un nuovo episodio di violenza avvenuto a seguito di insulti e minaccia sul social "Ask". A quanto pare, non sei più ggiovane se non sai cosa sia questo maledetto social... Guardando un po' le "domande" che vengono condivise su Facebook da chi lo usa, credo sia proprio una brutta roba, da bimbiminkia.

Ci sono poi, purtroppo, e su questi non voglio assolutamente pronunciarmi, i casi di suicidio seguiti a questi episodi di bullismo, o di "cyberbullismo", ma passiamo oltre.

Quando si verificano episodi di violenza a seguito di insulti sui social, o quando gli stessi episodi vengono riportati e diffusi, ecco che escono gli articoli sui giornali.
Ci si interroga sull'educazione impartita a questi ragazzi, sulla "bontà" o meno dei social stessi, che nei commenti agli articoli online vengono stigmatizzati. I genitori, come sempre, non sapevano nulla, non si erano accorti che il loro figlio soffriva, se è la vittima, oppure non se lo sarebbero mai aspettato, se è l'aggressore.
Se ne parla per qualche giorno, si continua a dire che Facebook fa male, e poi si chiude lì la cosa. Fino alla prossima volta, quando si rispolverano anche gli episodi vecchi.

Il problema vero, a parer mio, e non ho ancora trovato un articolo o un'analisi che mi convincesse in proposito, è che questi episodi sono solo la punta dell'iceberg.
Quante sono, veramente, le storie di bullismo che rimangono nascoste, che magari (e sottolineo magari) arrivano solo all'orecchio dei genitori della vittima, e basta?
Quanto sono le persone, ragazzi e ragazze, che faticano ogni giorno, magari per anni, a entrare in classe? che non vorrebbero andare a scuola? Che vengono presi in giro per tutto ciò che fanno, che rifiutano di uniformarsi e ogni loro gesto, ogni loro maglietta non va bene? Derisi perché vanno bene a scuola, perché leggono, perché non conoscono l'ultimo cantante o non idolatrano Leonardo Di Caprio (forse è un po' fuori moda...), perché non giocano al gioco della bottiglia, non fumano, non hanno preservativi nell'astuccio, che magari chiamano ancora "portapenne". E si sforzano ogni singolo giorno di farsi accettare, senza capire cos'hanno che non va (proprio NIENTE!), per poi rinunciare e sistemarsi in un angolo fino al suono della campanella dell'ultimo giorno di scuola.

Ecco, io sinceramente credo che si debba partire da questo. Di essere picchiato davanti alla scuola, o deriso su un social,  può non succedere a tutti i ragazzi, e viceversa non tutti possono essere responsabili di certi atti discriminatori. Ma l'ordinaria presa in giro, quella si che può colpire tutti. E tutti possono, prima o poi, esserne colpevoli. Educare i nostri figli / fratelli / nipoti che ogni persona è unica e come tale va rispettata. Che non sei più figo se segui quel figo che prende in giro quella ragazzina, proprio per niente.

Cominciamo da qui, a interrogarci su questo. Perché anche se non sfocia in botte, o insulti condivisi online, nessuno merita di essere emarginato. Di vivere male solo perché è così com'è. Proprio nessuno. Chi soffre va difeso, sempre. Non c'è una "soglia" di sofferenza sopra la quale è necessario intervenire.

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