sabato 14 novembre 2015

Luci e colori per Parigi


Foto B. Derla
Fa parte della natura umana, soffrire con maggiore intensità per qualcosa che ci è vicino, geograficamente e col pensiero.
Questa mattina mi sono svegliata, e ho acceso il cellulare e prima ancora dei social sono stati un messaggio di Stefano e di mio fratello ad avvisarmi di quello che è accaduto. Mi sono accoccolata sotto le coperte e ho cominciato a piangere disperata per la sorte di Parigi, e ho continuato a singhiozzare mentre facevo colazione, guardando Tagesschau e il discorso di Angela Merkel.
Cosa fa piangere? L'orrore, la morte. Il mondo trasformato in un videogioco troppo violento. Il fatto che a troppe persone sia capitato di non fare più ritorno a casa.  Si piange per paura, anche se mostrare di non averne è forse l'unica risorsa contro il terrore. Ma il futuro è sempre più nero e spaventoso, e sembra non esserci modo di fermare l'odio.

Non sono religiosa, non saprei pregare per Parigi. Posto che non credo che serva.

Sono state colpite persone che andavano a divertirsi, a vivere la loro vita in libertà, quella libertà che chi ha sferrato l'attacco odia, citando liberamente Angela Merkel.
Il palazzo del Louvre.
E' forse quello che fa piangere più di ogni altra cosa. L'attacco contro una città gioiosa, di cui fin da piccoli siamo abituati a leggere. Una città che per noi è diventata mito, nelle pagine di Hugo e in quelle di Maupassant. Una città che per noi Europei, e non solo, è un sogno. Parigi è sempre una buona idea, e credo che in tutti noi si faccia strada, almeno una volta all'anno, la voglia di rubare tre giorni e volare a Parigi, per godere di quell'atmosfera, di quei colori, di quella luce. Di quell'anima viva, che rende la capitale francese così affascinante.
Non sono immagini nere di lutto, quelle che voglio condividere. Voglio la luce di Parigi, la città dove per due volte sono stata tanto felice. Perché credo sia solo con la luce che possiamo tenere la testa alta contro il male.

I colori di Parigi

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