martedì 7 maggio 2013

Mille, per settecentocinquanta.

 Ci sono poche cose davvero capaci di mandarmi in bestia. Col passare del tempo ho imparato a cercare di vedere il buono in ogni situazione, a vedere occasioni di crescita in ogni dove. Ho imparato a osservare gli altri, a cercare nei loro comportamenti le ragioni dei gesti che non capivo, dei discorsi che non mi tornavano.

Ma una cosa non capirò, e non giustificherò, mai. Le generalizzazioni. Perché ogni persona è un caso a sé. In certe situazioni, un gruppo è un caso a sé. Chi generalizza, livella chi ha di fronte verso il basso. Ed è triste. Triste perché non è così che si insegna agli altri l'autostima, triste perché non c'è sfida, o meglio, c'è ma è antipatica, triste perché non si fa intravedere la possibilità di riuscire, di scoprirsi più bravi. Ho imparato ad apprezzare chi ti mette un po' di pressione, chiedendoti mille per ottenere 750. Perché così si cresce, ci si misura anche divertiti con le proprie competenze, e si è, alla fine, orgogliosi del proprio operato.

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