venerdì 20 settembre 2013

Il culo delle altre - (e giorno 8)

Quando vado in bici sul lungo Po spesso mi capita di osservare, con occhio critico, le altre donne che camminano / corrono / pedalano. Quelle magre, magre davvero, le scanso con lo sguardo, o le osservo solo se hanno qualche particolare che salta all'occhio, come le gambe particolarmente storte. Ma quelle ricoperte da uno strato di ciccia più o meno spesso, destano inevitabilmente la mia attenzione. E dopo averle fissate per bene, è altrettanto inevitabile che mi porti di scatto una mano ai fianchi. Tasto un po', e constato con sollievo che io quel cuscino, quel para - creste iliache, non ce l'ho. Pazzesco come il mio radar visivo mi porti solo a guardare chi ha più ciccia di me, che poi il più delle volte non si tratta di ciccia vera e propria, ma solo di qualche curva più piena. E, a meno che la tipa osservata non sia veramente immensa, raramente provo disprezzo per la sua figura, anzi, le sono inconsciamente grata, perché è inconsapevolmente in grado di regalarmi qualche soddisfazione.

Ok, comportamento poco carino il mio, che non indica un rapporto col mio corpo ottimale; ma mi consolo pensando che sicuramente non sono la sola a fare questo giochino col sedere delle altre.
Qualche psico - sociologo salterebbe su a dire che la colpa di questo è da rintracciare nella pubblicità, nelle veline, nel berlusconismo, nella TV, nelle grandi ditte di moda...
Non so, a volte penso che faremmo prima ad ammettere che questa insicurezza risiede nei geni dell'animale "donna", e lì abiterà sempre.
Io, intanto, mi rilasso, paragono il mio culo a quella che mi corre davanti e buonanotte.
Però spero che quella dietro non mi trovi più culona di lei, ecco.

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