mercoledì 23 settembre 2015

"Come va?" "Bene, grazie. Contenta". - Un anno dopo

E' passato esattamente un anno da quando, con due macchine caricate fino all'inverosimile, siamo arrivati qui a Schweinfurt.
Ricordo tutto di quei primi giorni, come ricordo la dolorosa sera prima della partenza a casa mia. E un po' fa ancora male.  Mi ricordo lo sconforto di arrivare in casa e di non sapere da che parte cominciare a disfare gli scatoloni. Ma anche la determinazione con cui ho sistemato tutti i bicchieri colorati in cucina,  la macchina del caffé tricolore, e i miei vestiti nell'armadio quando finalmente mi ha raggiunto la mamma.

Dopo un determinato periodo di tempo credo sia normale, guardarsi indietro e fare un bilancio. Se quando siamo arrivati mi sembrava di essere perennemente in una bolla, isolata da persone che parlavano una lingua che per me era solo rumore, ora interagisco, partecipo, capisco, origlio i discorsi, mi diverto e mi innervosisco quando necessario. 
Un anno fa non sapevo cosa sarebbe stato di me. Sapevo solo che dovevo iscrivermi a qualche corso di tedesco il prima possibile, e poi? Immaginavo che sarebbe stato un cammino lungo e faticoso, in salita. Invece è tutto filato sorprendentemente liscio. Se tutto va bene, tra meno di due mesi stringerò tra le mie manine l'attestato di livello C1, e posso dirmi assolutamente fiera di me.
Un anno fa pensavo che avrei dovuto cercarmi qualche occupazione, anche del volontariato, pur di riempire il tempo, perché mi ero accorta da subito io a casa non ci sapevo stare.
Invece...ho portato un curriculum un po' per gioco e, subito dopo la fine del corso, lavorerò per tre mesi in una libreria e no, non nel retro a tirare fuori i libri dagli scatoloni, ma a contatto col pubblico. 
Oltre a questo, ho la possibilità di insegnare italiano in una scuola. Occupazione forse banale ma per me importante.

Verrà poi il tempo di portare la candidatura a qualche museo, di interrogarmi per capire se voglio fare un master in museologia, o qualcosa di simile. Ma non è adesso. Ora è il tempo di prendere quello che arriva, di mettermi alla prova, di sciogliermi la lingua e di dimostrare a me stessa che ce la posso fare anche in un contesto diverso da quello "scolastico" che conosco bene.

Sì, siamo felici.


Se aggiungiamo a tutto questo la scoperta della convivenza, una proposta di matrimonio in piazza San Marco e il fatto che questo matrimonio lo stiamo organizzando, posso dire che quello trascorso è stato un anno felice.

L'altro giorno ho scritto un messaggio alla relatrice della mia tesi per augurarle buon compleanno, e al suo "come va?" ho risposto, d'impulso con "Bene, grazie. Contenta".
Ed è vero, anzi. Verissimo. Da quando sono qui sono contenta. Spesso stanca, perché gestire ogni giorno una lingua straniera che, per quanto l'abbia imparata facilmente, facile non è, mi stanca. 
Però cerco di affrontare tutto col sorriso, con positività. E credo che tanta della positività che ho cercato di trasmettere mi stia tornando indietro, perché se all'inizio, completamente sola tutto il giorno, in casa, in una città straniera, di motivi per essere contenta non ne avevo tanti - anzi, diciamolo, ne avevo solo uno - ora ne ho davvero. 



2 commenti:

  1. Mi sono emozionata . Brava Giulia felice per te, per voi . Ho seguito il vostro anno e ho potuto vedere quanto il tuo atteggiamento sia giusto . Siete una coppia bellissima e questa prova vi ha unito ancor di più . Brava ragazza e go go

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