giovedì 9 gennaio 2014

Una storia triste

Godevano di buona salute, nemmeno tanto tempo fa, due bambine.
Erano due bambine in apparenza piccole, ma importantissime. Si era conosciute appena nate e avevano capito subito di essere legate, di essere inutili l'una senza l'altra. Avevano cominciato a camminare per mano, tenendosi strette strette. Gli altri bambini venivano spinti dagli adulti a fare amicizia con loro, a frequentarle. All'inizio, i poveri bambini incontravano grandi difficoltà ma, dopo un po', riuscivano a relazionarsi con loro: chi si impegnava di più per stringere un'amicizia solida, se la cavava per tutta la vita, le due bambine gli rimanevano accanto, non lo lasciavano mai solo.
Ma purtroppo, sono arrivati i cellulari. Che costringevano tutti a fare in fretta, a mettere tutto attaccato, per non sprecare spazi e caratteri. E le due bambine si piegarono abbastanza di buon grado alle nuove necessità: alla fine, a loro bastava che tutti non si dimenticassero di loro. Era sufficiente che, fuori dai cellulari, tutti continuassero a usarle. Eppure, non fu così. Arrivarono i nuovi cellulari, il T9 e il correttore automatico, ma ormai tutti avevano cominciato a fare in fretta, a mettere tutto attaccato, e pochi le guardavano, quelle due bambine che ormai gridavano vendetta, da quelle righe con un suono così brutto.

Poi, era arrivata la letteratura di consumo, quella in cui conta la trama, l'intreccio, il colpo di scena. E se una delle due bambine si salvava, grazie anche (soprattutto!) al lavoro degli editor, l'altra spesso rischiava di essere dimenticata, e rimaneva in disparte. Era sempre più diffusa l'idea che...di loro si potesse fare a meno, perché tanto "ci si capisce lo stesso", e "quello che conta è la sostanza, mica l'apparenza". 

Per fortuna, nel mondo c'erano ancora persone che...erano innamorate di quelle bambine, e le difendevano, senza aver paura di passare per saputelle, o troppo puntigliose. Andavano avanti a testa alta, tenendo sempre le bambine accanto a sé, nella penna, nello smartphone e nel tablet, per tenerle vive.

E io spero che quelle persone esistano sempre, affinché quelle bambine possano riprendersi il loro posto nel mondo, di nuovo sane e forti. E amate, considerate da tutti. 

Quelle due bambine - ma forse ormai l'avete capito - si chiamano Ortografia Sintassi. 

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