domenica 4 maggio 2014

Il nostro giudizio sugli altri - E la paura di quello degli altri su di noi

Chi mi segue da tanto, dai tempi del blog su La Stampa.it, sa come uno dei miei sogni più grandi sia quello di pubblicare, un giorno, un romanzo tutto mio. Spesso scaccio questo pensiero, ricordando a me stessa quanta fatica faccio a costruire trame che "stiano su". Poi, mi ritrovo a leggere cose che scrivevo qualche anno fa, e mi dico che tutto sommato sono bravina, che potrei provare. Da quando ho scoperto - parzialmente - il mondo dei self, lo penso più spesso. L'altro giorno, con la mamma, dicevo che potrei provarci quando sarò in Germania.

Poi, mi succedono cose come quella di oggi. Sto leggendo un'opera di un'autrice emergente, al secondo romanzo. Si tratta di un racconto delicato e struggente, non particolarmente originale ma ben scritto, a parte qualche sbavatura qua e là. Siccome devo recensirlo, mi viene automatico concentrarmi non solo sui pregi ma anche sui difetti. Segno a lato il ricorso a una parola desueta, un'espressione che non mi convince, un errato uso della virgola. Ma soprattutto, noto magari l'assenza di ambientazione puntuale, uno scollamento tra il periodo storico in cui si situa la vicenda e il linguaggio adottato, e così via. Piccole ingenuità, insomma. Comprensibili in un'opera prima, o anche nella seconda di un'autrice giovane. 
Eppure, basta poco a farmi vacillare. Arriva subito, all'improvviso, la paura che qualcuno possa giudicare me così, un domani. Che io stessa possa - senza rendermene conto - commettere quelle stesse ingenuità. O peggio, che io non sia capace di evitarle. è un po' contorto, ma credo si capisca. 
Mi ripeto che devo farmi forza, crescere, accettare il confronto, anche le opinioni negative e il resto, e serve a poco.
Insomma, è un problema. Quando giudichiamo, o comunque studiamo, l'opera o il comportamento di qualcun'altro ci viene una gran paura che un giorno qualcuno ci scomponga al microscopio così come stiamo facendo con quel tale. Ed è una paura difficile da vincere.

Poi...magari... semplicemente, sono solo io che quando leggo sono una grande stronza. 


1 commento:

  1. ....diciamo che un lettore non studia, legge.
    Il 'lavoro' che fai è giusto e importante non solo per un'attenta recensione ma anche, appunto, per il tuo bagaglio di aspirante scrittrice. Tutti i dettagli che osservi, incluse le note stonate, costituiscono elementi di valutazione del 'pregio' di un'opera... Però è anche vero che si legge spesso con il cuore e con la pancia. Ti conquistano le atmosfere, le emozioni, lo stile. Le virgole scivolate nel posto sbagliato si dimenticano se un libro ti abbraccia forte forte no?!

    Ovviamente sono solo considerazioni personali le mie ;)
    ciao Giulia!

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