Ero seduta tranquilla in aula durante la pausa quando mi si è avvicinato un compagno di corso, israeliano. "Giulia, tu sei italiana, ma di dove?". Mi preparo spiritualmente al solito discorso, alle quattro banalità su Venezia - Roma - Firenze, quando, dopo la mia risposta, lui mi chiede "Conosci anche Parma? Mio fratello frequenta l'Università lì".
Parliamo brevemente di Parma, dei miei cinque anni lì, di suo fratello, e la pausa per me si chiude col sorriso.
Poi arrivo a casa, faccio i compiti, accendo il computer con la voglia di scrivere qualcosa, qualsiasi cosa, perché è da quando ho preso il treno per tornare a Schweinfurt che mi sento dentro un sentimento strano. Misto di allegria e di nervosismo. Come se dovessi piangere. Nel frattempo, il compagno di scuola mi ha aggiunto su Facebook. Presa dalla curiosità, cerco suo fratello. Trovato. Guardo due foto ed eccole che arrivano, 'ste stronze. Le lacrime.
E' da quando sono qui che alla domanda "di dove sei?" rispondo "Torino". Alla domanda "Geburtsort?" rispondo "Monza". Quando qualcuno mi chiede perché il mio cognome "non suona tanto italiano" parlo della Valle, e delle montagne. Ma Parma finora l'ho citata solo chiacchierando del mio percorso di studi, come se fosse uno sfondo.
Ma la conversazione di oggi mi ha ribaltata indietro. Io a Parma ho vissuto, per cinque lunghi anni. Non è stata solo uno sfondo. E' la città in cui sono davvero cresciuta, dove sono diventata la donna che sono. In cui ho stretto amicizie che mi porterò dietro per sempre. E' la città in cui ho fatto esperienze non facili ma bellissime, come la vita in comune o il primo tirocinio, del quale ricordo i protagonisti con immenso affetto.
Parma, per me, è...le stanze del convitto. Le aule della Pilotta, e quelle di via d'Azeglio. Le biblioteche. I miei prof. Il parco ducale alla mattina presto. La bici che saltella sui sanpietrini del centro. L'aperitivo all'Acquolina e il pranzo alle Malve. La pizza in via Garibaldi. Il rosario in cortile, di mercoledì, nei mesi di maggio. Il brontolio continuo sul cibo della mensa. E' avere sempre qualcuno a cui bussare.
Più di due anni fa, ormai, mi sono chiesta "Cosa ne sarebbe stato di Parma".
Oggi lo so e... so anche che mi mancherà per sempre.
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