lunedì 23 febbraio 2015

Confusamente

Monaco, tre o quattro settimane fa.
Alte Pinakothek. Sala della Madonna del Garofano di Leonardo.

Da Wikipedia

Al centro della sala vi è una panca quadrata, dove i visitatori possono sostare e consultare il catalogo.
Sulla panca c'è un uomo, che parla al telefono con un tono di voce piuttosto alto, senza mostrare di essere in imbarazzo, o di voler chiudere la chiamata. La moglie lo raggiunge, e penso stia per rimproverarlo. Invece si unisce anche lei alla conversazione, chiedendo al marito di salutare tutti i parenti. Ciao ciao, baci e abbracci.
In che lingua parlava quell'uomo, che possiamo etichettare come cafone senza esitazione?
In italiano. 

Non voglio aprire una polemica su... "gli italiani si fanno sempre riconoscere". Perché si fanno riconoscere anche in senso positivo, spesso. E non dobbiamo dimenticarlo.
Però purtroppo dobbiamo accettare che, se in Italia quella persona sarebbe un cafone e basta, qui è un italiano cafone. 
E se vogliamo combattere il pregiudizio, dobbiamo comportarci bene. Con educazione e correttezza, nel rispetto delle regole del paese ospitante.

Vagando tra  blog di italiani che vivono all'estero, o in gruppi Facebook, ho notato due atteggiamenti molto diffusi, e non so quale mi infastidisca di più. C'è "ah, qui sì che si sta bene, altro che in Italia crisi schifo meno male che non ci torno dal 1960 potrei impazzire" e chi "No, qui si muore, è un orrore, il tempo il cibo merda merda come sono tutti chiusi viva viva il mio paesello".
Nel 90% dei casi, gli appartenenti a questi due schieramenti non sono in grado di fare una frase in italiano corretto, senza "k" e con l'"h". E sinceramente, un po' mi vergogno al pensiero che gli altri possano accomunarci in quanto italiani.
Morale: se dobbiamo uscire, vivere o semplicemente viaggiare all'estero, apriamoci. Poniamoci in maniera positiva,  verso la cultura che ci ospita e verso la nostra, che non per niente è fondamentale per l'Europa intera. Abbandoniamo gli schemi, le posizioni, le chiusure. Rispolveriamo l'italiano, prima di imparare l'inglese il tedesco il norvegese. Teniamo alta la testa, pensiamo ai nostri pregi e a quelli del Paese che ci accoglie. E non esportiamo i nostri difetti, come il signore della Madonna del Garofano. Perché all'estero, soprattutto all'inizio, soprattutto al primo sguardo, prima che "persone" siamo "italiani".

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